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Il re del proprio mondo

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Penso che la vita sia qualcosa che accade nel momento in cui uno non riesce a dormire.

 

Per cominciare diamo uno sguardo a Wikipedia: Un aforisma o aforismo (dal greco άφορισμός, definizione) è una breve frase che condensa - similmente alle antiche 'locuzioni latine' - un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale.

Se a questa stringata definizione aggiungiamo il sottotitolo del volume in questione, gli aforismi contro l’incertezza della banalità, ecco che abbiamo una bella e coinvolgente miscela. L’aforisma è materia sfuggente da recensire, in quanto ogni frase, in se stessa, condensa ed alimenta un mondo, non richiede consecutio, potremmo dire che ogni aforisma vale un libro intero e spesso in poche righe vi è riassunto talmente tanto del vivere che svariate pagine possono non bastare per tentare di esplorare un mondo contenuto in poche righe. Tuttavia, il recensore talvolta è ostinato e cercherà di raccontare qualcosa al lettore che vorrà accostarsi a questo bel volumetto, sapientemente prefato da Sandro Gros-Pietro. Il tema dominante è il rapporto dell’autore col proprio campo esistenziale di cui afferma già dal titolo di sentirsi re, ovvero di non lasciarsi sopraffare dalla sub cultura dominante e mantenere così una autonomia di vedute. Infatti a pagina 25 troviamo Il proposito di combattere quelli che lasciano che la vita li viva è la tendenza ad avere condizioni migliori per sé. Ovvero, aggiungerei, eliminando chi si fa trasportare dagli eventi raggiunge come scopo il dominare gli eventi e il lasciarsi fluire dal mainstream imperante, ma per giungere al proprio scopo non è l’essere cocciuti che può aiutare. Sempre più di frequente vedo scambiare la testardaggine con la forza e una battaglia persa non significa che la guerra sia compromessa, se si rimane fedeli a certi ideali, Con il gusto puoi perdere una battaglia, ma vincerai sempre la guerra. Da questi pochi e rapidi esempi è forse possibile intravvedere la filosofia di vita che l’autore vuole trasmettere al lettore, un essere fedeli a sé stessi per avere la meglio sulla propria vita e contro il malcostume imperante. Alcuni degli aforismi sono come delle polaroid scattate all’improvviso su determinate scene, altri hanno il gusto dell’antica saggezza, C’è più pregiudizio nell’ipocrisia che nell’intransigenza, oppure, Sono tutti bravissimi a cercare alibi quando si tratta di giustificare una pazzia che si vuole fare. Insomma uno sguardo acuto e disincantato è quello che Basso Zaffagno pone sulla società, distillando le immagini che raccoglie in questi numerosi aforismi. Dalla molteplicità degli aspetti presi in esame e dei vizi della società, sembra emergere la decisa volontà di perseguire una propria strada, fedele ai propri principi ma non per questo di rinunciare a misurarsi con il prossimo. E nell’impari tenzone col mondo che lo circonda, fatto di bassezze e miserie, il pensiero dell’autore ne emerge trionfante limpido e cristallino, scevro da romanticherie o cadute per compiacere il pubblico. Ed in tutto ciò lo sguardo ed il dire restano privi di accenti sprezzanti o puramente cattivi, ma nel mostrare la piaga ne indicano anche la cura e l’origine, altrimenti resterebbero fermi al palo di uno spoglio giustizialismo in parole. L’autore, in queste pagine, dispiega tutta la sua capacità di osservazione critica, oltre ad un sapiente ed essenziale uso della lingua italiana. Il libro ci appare inesauribile, non una lettura da compitare da cima a fondo ma quasi un manuale da portare sempre con sé da consultare perché solo nell’esperienza della vita gli aforismi acquistano il loro pieno significato. Le pagine di questa raccolta sono profondamente radicate nella vita quotidiana, altrimenti resterebbero un mero esercizio di scrittura, invece ci appaiono come una road map ed un prezioso atlante per affrontare la vita di ogni giorno.

Chiudo con qualche esempio di pensiero lampante:

 

La velocità è credere nella meta.

I sogni realizzabili passano per i bisogni assimilati.

L’opportunità non è il mezzo, ma la coscienza.

 

E uno sguardo sul malcostume, Gli ipocondriaci non hanno la minima intenzione di essere curati dalle loro paure: vogliono soltanto una malattia, per essere finalmente trattati da malati.

 

Buona lettura!

 

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